Tra gli istruttori delle guide alpine è diffuso e consolidato l’uso del diminutivo…
Così solidi chiodi da roccia nel loro dire diventano chiodini, i friend, ovvero gli attrezzi a camme che si posizionano nelle fessure sono definiti frendini, i ramponi ramponcini, l’alpenstock picozzino. Il casco è rimasto tale probabilmente perché, penso io, caschetto suona male.
Qual è la ragione di una simile consuetudine? Forse “diminuire” il nome degli oggetti avrebbe lo scopo di mettere a proprio agio degli agitatissimi aspiranti guide ai corsi di formazione o delle insofferenti guide alpine titolate durante gli aggiornamenti periodici ai quali devono presenziare.
Per quanto mi riguarda, considerato che sono socio onorario del Climbing Pippon Club (CPC), nel tempo il diminutivo ha dato adito a non pochi inconvenienti e malintesi.
Quella volta del “portate dei chiodini” pensai che si andasse nella casa nuova di un istruttore ad appendere cornici! E quell’altra in cui mi trovai bloccato: «Miii, qui la roccia è tutta franabile, non riesco più né a scendere né a salire (cit.) e le fessure sono gigantesche, servirebbe un frendone». Con guantini, piccozzino e ramponcini credetti che quel giorno si giocasse nella neve prima di scoprire, mio malgrado, che stavamo per compiere la traversata del crepacciatissimo, tragico ghiacciaio del Freney, quello di Bonatti, per intenderci.
Gli istruttori applicano il diminutivo, oltre che al vocabolario, anche ai contenuti… «Ok ragazzi domani è in programma una vietta, il famoso Pilastro della Vittoria, un classico itinerario con difficoltà modeste, 6°, 6°+ al massimo». «Scusi istruttore, ma qui sulla guida il Pilastro della Vittoria è valutato 8° grado!». «Sì ma non preoccupatevi, in caso di difficoltà ci si può aiutare con alcuni chiodini!». Quel giorno però, essendomi attaccato ai chiodi, la mia valutazione fu ampiamente inferiore a quella della via…
L’unica eccezione a superare il diminutivo degli istruttori era rappresentata dall’indimenticabile Oskar Brambilla che, da fuoriclasse qual era, definiva qualsiasi itinerario, dall’elementare all’estremo, una “viuzza”.
La foto è estratta dal sito https://www.arrampicata-arco.com/il-chiodo-come-mezzo-stilistico.html