Con Daniela nuovamente alla "Preda", conosciuta ai più come Sasso di Remenno, in un'altra super meteo giornata e con gran quiete...
Un luogo che è palestra, che è parete, che è un prato, che è storia, che è "salotto" e che, soprattutto, è un posto divertente!
Poca, pochissima storia... Se da tempi immemorabili gli abitanti salivano in cima alla Preda per falciare il fieno selvatico o per trascinarvi pecore e capre, ad arrampicarci più assiduamente cominciarono i volontari del Soccorso Alpino negli anni Sessanta, che fissarono cinque anelloni piombati (ci sono ancora!) per le esercitazioni in parete e che tracciarono la Via del Soccorso, anche se, sulla parete sud, esisteva già una "Fiorelli"...
A partire dalla fine degli anni Settanta furono i sassisti a dare la svolta definitiva, aprendo decine di nuovi itinerari. Oggi su questo granitico monolito come sui sassi circostanti si scala dal 3a al 8c in strapiombo, fessura, placca, trad, artificiale, boudering.
Da allora alcune cose sono cambiate... La vegetazione intorno ai massi, che è cresciuta in modo a volte infestante e che richiede costanti interventi di pulizia; molti più chiodi in parete (troppi per alcuni...), molti frequentatori soprattutto nei weekend (troppi per alcuni...).
Ma il Sasso conserva la sua bellezza e il suo fascino e resta, per me, il miglior posto per arrampicare!



Tre storiche pubblicazioni inerenti all'area rispettivamente del 1977, 1980, 1984 scritte da alcuni dei protagonisti dell'epoca: Antonio Boscacci, Popi Miotti, Mottarella, Chicco Fanchi e Kima

Il Remenno nel 1980 (da "Strutture di Valtellina", Zanichelli 1980)