Le prime volte era ridicolo e tragicomico, ci si perdeva in un niente - e di frequente - alla ricerca di quei radi, sbiaditi segni blu.
Poi fu ridicolmente grave che dalle spiagge rubassero l’equipaggiamento degli escursionisti, forse per ripicca da un paese all’altro.
Mi facevo degli scrupoli ad approvvigionare il trekking via mare, mi sembrava poco ecologico, poi andai sulle stesse spiagge d’estate e mi accorsi di quanto ridicoli fossero i miei scrupoli…
Qualcuno cancellò i segnavia, qualcuno li rifece e, già che c’era, attrezzò qualche tratto con delle funi. R……o.
Dopo le celebrazioni per il 40° non cambiò nulla, salvo un ridicolo aumento della tassa sui pernottamenti.
Intanto nei posti tappa cresceva l’imbarazzo di dove poter piazzare la propria tenda. Alcune erano ridicolmente in pendenza, altre ridicolmente circondate dalla carta igienica dei gruppi precedenti.
«Non è più selvaggio, è ridicolo!» gridavano i puristi. «E’ vero, ci vanno in troppi» facevano eco altri tra i quali coloro che avevano caricato in rete le tracce GPS, i compilatori di articoli, guide e carte topografiche della zona, gli organizzatori della logistica, le guide alpine, i partecipanti al trek e quelli che ancora dovevano andarci.
Per ovviare all’affollamento si pensò alle partenze scaglionate, al senso inverso, a camminare all’indietro, a renderlo più facile, a renderlo più difficile, a farlo a nuoto oppure in moto. E’ …
Io, per trarmi d’impaccio, ridicolmente ma sinceramente dicevo: «Io non lo organizzo più però tu vacci appena puoi, è il più bel trekking che si possa percorrere!».
Le soluzioni erano ridicolmente a portata di mano, ci si sarebbe detti in seguito. Ma qui entriamo nel campo incerto del futuro, dove io mi muovo cautamente.
Spero vivamente che per allora cali il ridicolo e resti intatto il Blu.